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martedì 17 agosto 2010

Rientro

Sono di nuovo in Italia. Da una parte sono contenta di essere a casa, dall'altra mi dispiace non essere con gli altri due nipotini, per quanto vengono presto per godersi un poco di sole italiano e mare. Anche li vanno al mare, ma una volta ho provato ad entrare in acqua, era di un ghiacciato impossibile, non sono riuscita ad immergermi. Invece i bambini tutti a sguazzare nell'acqua. Lì dove vie mia figlia c'è un parco molto bello, corredato di vari punti giochi per bambini, con gonfiabili e trenino. In uno dei punti giochi ci sono tre fontane, che mettono in funzione d'estate; lì i bambini entrano in acqua e si fanno il bagno, regolarmente con i loro costumini, come se facesse 35° gradi, mentre magari la temperatura esterna è appena di 20 o 22, e certe volte è anche molto nuvoloso. E loro felici a sguazzare in quell'acqua gelida.
Ora vi racconto una leggenda inglese.
Gli inglesi chiamano la brina Jack Frost, perchè dicono che è un personaggio chiamato Jack, che ha un grande mantello coperto di ghiaccio, e viene e coprire con il suo mantello le campagne quando fa molto freddo di notte.
Dicevo che gli Inglesi sono  molto più civili di noi. Infatti è da circa dieci anni che hanno la raccolta differenziata individuale, ogni famiglia è quindi rifornita di 5 cassonetti; due grandi , uno verde per l'umido e uno nero per il secco; tre piccoli, uno per la plastica e le lattine, uno per il vetro e uno con il coperchio (perchè piove spesso) per la carta.
E' una civiltà multirazziale, che accetta tutti i diversi; la cosa che mi ha stupito molto una delle prime volte che ero lì, andando ad un supermercato, vedere un cassiere dichiaratamente gay, leggermente truccato. Altri cassieri o cassiere erano neri, e questa volta c'era un andicappato. Inoltre, sempre al supermercato, quando è il tuo turno di pagare, aspettano che sistemi tutto ciò che hai comprato, e solo quando vai via iniziano a contabilizzare la spesa del cliente successivo. Come in Italia!!!!!!!!
Piccole cose, ma grandi differenze!

giovedì 5 agosto 2010

Evviva l'Inghilterra

A garden party to make a difference, lo sviluppo sostenobiole a clarence house residenza del pinrcipe carlo
Il Principe Carlo, si sa, è sensibile ai temi ecologici. Anche in questa occasione, cioè per A garden party to make a difference, che si terrà dall’8 al 19 settembre presso la residenza londinese di Clarence House, ha deciso di agire concretamente per sostenere la sua idea di sviluppo sostenibile.
Dunque, accanto alle giornate dedicate alla coltivazione biologica degli orti, alle ricette di cucina veg presentate dai migliori chef, alle sfilate di moda sostenibile o ai concerti di musica classica, ecco che saranno distribuite le morsbags ottenute dalle tende dismesse della residenza (qui trovate le istruzioni per cucirne una). Le borse morsbags, sono l’oggetto del sociable guerrila bagging. In pratica un gruppo di volontari crea un piccolo team di lavoro che cuce un certo numero di borse di stoffa ottenute riciclando tende, magliette, lenzuola o copripiumoni. Poi vanno distribuite in giro per convincere le persone a non usare più buste di plastica.
Insegna, così, il Pincipe Carlo la nobile arte dell’upcycle, o riciclo creativo. La manifestazione è organizzata da Start, l’associazione voluta dalla Fondazione The Prince’s Charities Foundation, nata per promuovere sistemi di sviluppo sostenibile.

mercoledì 4 agosto 2010

cernobyl

Sono in Inghilterra sempre con i miei nipoti, certe volte e' veramente difficile perche' io non parlo molto l'inglese e loro sono veramente buoni ma certo per loro e' difficile comunicare poco, spercialmente Alexander che e' un vero chiaccherone. Tutti gli anni mi riprometto di andare a scuola di conversazione per approfondire meglio la lingua, ma invariabilmente non lo faccio, un poco per pigrizia, un poco perche' mi manca il tempo. Cero a forza di stare qui ho imparato tanto, ma non basta per comunicare velocemente e bene.
Comunque a parte il preambolo, voglio qui trasmettere un messaggio inviatomi dal sito Ecoblog, veramente interessante, anche perche' in Italia vogliono reinserire il nucleare.

Chernobyl, dopo 25 anni dall'incidente collassa la biodiversità

pubblicato: martedì 03 agosto 2010 da Marina
Chernobyl, soffre la fauna selvatica
L’incidente di Chernobyl, anche dopo 25 anni, torna a far parlare di sé. La fauna nella zona dove si è verificata la terribile esplosione nucleare è ancora sofferente e la vita stenta a riprendere. Questi i crudi risultati della ricerca Efficiency of bio-indicators for low-level radiation under field conditions condotta per quattro anni da Timothy Mousseau dell’Università della Carolina del Sud e Anders Møller dell’Università di Parigi-Sud, Francia e pubblicata su Ecological Indicators.
I due scienziati hanno catalogato e studiato gli animali presenti nella zona misurando la radioattività della fauna selvatica. Spiegano gli scienziati:
La verità è che gli effetti nocivi della contaminazione radioattiva sono talmente grandi da risultare schiaccianti. Gli effetti sono particolarmente evidenti negli uccelli. Gli uccelli offrono la miglior “misura quantitativa” di questo impatto” e il censimento delle specie animali in quest’area, effettuato per più di tre anni, ha prodotto notevoli prove che dimostrano come la radioattività abbia un “impatto significativo” sulla diminuzione della biodiversità.
Smentisce Mousseau, perciò, la propaganda degli scienziati ucraini, che vuole che la zona stia diventando un paradiso per la flora te la fauna selvatica a causa della mancanza della presenza umana. Sotto accusa il documentario Chernobyl a natural history , in cui è mostrata una ripresa florida della vita nella zona colpita dalle radiazioni. Ma spiega Mousseau:
Queste dichiarazioni sono “puramente aneddotiche”. Questo è il primo documento che fornisce dati rigorosi e quantitativi sul fatto che la vita dei mammiferi della zona chiusa è significativamente influenzata dalla presenza della contaminazione radioattiva. In ogni caso, non penso che sia una cattiva idea definire questa zona “un rifugio per la fauna selvatica”, se questo venisse però utilizzato come “laboratorio naturale”, in cui fosse possibile studiare le conseguenze a lungo termine di questo tipo di incidente. Se la società vuole sempre saperne di più sulle conseguenze a lungo termine delle grosse catastrofi ambientali – e Chernobyl è solo una delle tante – è importante che tutti noi (ricercatori) prendiamo seriamente le nostre responsabilità.