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venerdì 13 maggio 2011

Linfociti traditori

I linfociti traditori aiutano il tumore del pancreas



Dai laboratori milanesi del San Raffaele una nuova luce sull’interazione tra tumore del pancreas e l’ambiente circostante


È un gruppo di cellule del sistema immunitario a dare il via libera alla crescita e alla diffusione del tumore del pancreas: invece di difendere l’organismo, si alleano con la malattia e la alimentano.






Come spiegano i ricercatori coordinati da Maria Pia Protti del gruppo di Immunologia dei tumori dell’Istituto San Raffaele di Milano, per riuscire a convincere le nostre difese naturali a “tradire” l’organismo, le cellule tumorali dialogano a ritmo serrato con il microambiente che le circonda.


Questo è un articolo di AIRC


Un dialogo che si svolge a livello molecolare e che viene descritto in dettaglio dai ricercatori sul Journal of Experimental Medicine. In genere i linfociti T producono speciali proteine “d’attacco”, chiamate citochine, capaci di combattere il tumore. Quando vengono reclutati dalla malattia, i linfociti T “corrotti” cominciano a produrre citochine diverse che anziché bloccarla, ne favoriscono la crescita.






I ricercatori milanesi sono riusciti a identificare le molecole coinvolte in questo complesso meccanismo: un passo importante per lo sviluppo di nuove terapie contro un tumore che ancora oggi è molto aggressivo e difficile da curare.






“Per alcune di queste molecole sono già disponibili anticorpi capaci di bloccarne l’attività” spiega Lucia De Monte, autrice del lavoro. Protti sottolinea anche un altro importante risultato ottenuto dalla ricerca: “Abbiamo osservato, in una casistica di pazienti sottoposti a intervento chirurgico, che esiste una correlazione tra quantità di linfociti deviati, presenti nel tumore, e prognosi della malattia”.









lunedì 2 maggio 2011

Sensibilità al glutine

Sunto di quanto scritto da Maiapaola Salmi su Repubblica del 26 Aprile.

La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine. la prova dell'esistenza dell'intolleranza si ha facendo test sierologici e/o biopsia intestinale con prelievo dei tessuti per verificare l'atrofia dei villi intestinali (conseguenza del problema).

Però sebbene alcuni presentino i sintomi dell'intolleranza (dolori addominali, emicrania, mente annebbiata, diarrea, formicolio o perdita di sensibilità agli arti) il problema non si evidenzia con le analisi.

Allora è stato fatto in alcuni pazienti una sorta di test di scatenamento con il glutine per verificare il nesso causa-effetto.

Comunque - dice sempre Catassi - la dieta senza glutine è la migliore strada percorribile facendo stare comunque meglio anche i pazienti solo sensibili al glutine.

Se i sintomi vanno via e ritornano introducendo nuovamente il glutine, è la prova della sensibilità.

Comunque molti pazienti, pur non essendo né celiaci né sensibili, si autoprescrivono una dieta aglutinata convincendosi di essere malati.

Entra in gioco così l'effetto nocebo, cioè una reazione indesiderata e patologica ad una sostanza : cioè se si è convinti di avere un problema con il glutine, alla fine appaiono i disturbi.

La soia

Questo è un sunto di quanto scritto da Luca Granello su Repubblica del 10 Aprile.

La soia, quel piccolo seme che il mondo odia e incensa.

Gli orientali la adorano e la utilizzano in gran parte nella loro alimentazione, è usata nel mondo molto per l'alimentazione animale mentre in Italia non è molto considerato.

E' stata coltivata per la prima volta in Cina, poi in Giappone, poi si è iniziata ad usare in America ed infine in Europa solo dal '700.

Solo all'inizio del '900 è stata usata da erboristi e cucinieri.

E' comunque l'alimento più contaminato di OGM nel pianeta, fin dal 1995 quando la Monsanto la lanciò sul mercato modificata con l'inserimento di un batterio che la rende resistente ad erbicidi.

Poiché però le infestanti stanno diventando sempre meno sensibili ai defoglianti, viene consigliato agli agricoltori di miscelare il glifosfato (defogliante) con l'acido 2,4 (diclorofenossiacetilico) che in Scandinavia è considerato un cancerogeno potente.

L'Europa, comunque, importa la maggior parte della soia OGM dal Sudamerica, in quanto la normativa è vaga al riguardo.

Poiché però stanno crescendo i movimenti contrari agli OGM, cresce la consapevolezza e quindi la percentuale di soia coltivata biologicamente anche perché il prodotto è attualmente usato sia dai celiaci che dagli intolleranti - allergici ai latticini e derivati.

Infatti dalla soia si può ottenere il latte macerandola e cuocendo in acqua i semi, si ottiene la lecitina ricavata dai semi e il tuorlo d'uovo (riduce il colesterolo cattivo), si ottiene la salsa cuocendo a vapore il grano tostato a secco, si ottiene la farina adatta per i celiaci, il tofu coagulando il latte di soia con cloruro di calcio o magnesio.

Ci sono tantissime ricette con cui si usa questo meraviglioso baccello.