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mercoledì 4 agosto 2010

cernobyl

Sono in Inghilterra sempre con i miei nipoti, certe volte e' veramente difficile perche' io non parlo molto l'inglese e loro sono veramente buoni ma certo per loro e' difficile comunicare poco, spercialmente Alexander che e' un vero chiaccherone. Tutti gli anni mi riprometto di andare a scuola di conversazione per approfondire meglio la lingua, ma invariabilmente non lo faccio, un poco per pigrizia, un poco perche' mi manca il tempo. Cero a forza di stare qui ho imparato tanto, ma non basta per comunicare velocemente e bene.
Comunque a parte il preambolo, voglio qui trasmettere un messaggio inviatomi dal sito Ecoblog, veramente interessante, anche perche' in Italia vogliono reinserire il nucleare.

Chernobyl, dopo 25 anni dall'incidente collassa la biodiversità

pubblicato: martedì 03 agosto 2010 da Marina
Chernobyl, soffre la fauna selvatica
L’incidente di Chernobyl, anche dopo 25 anni, torna a far parlare di sé. La fauna nella zona dove si è verificata la terribile esplosione nucleare è ancora sofferente e la vita stenta a riprendere. Questi i crudi risultati della ricerca Efficiency of bio-indicators for low-level radiation under field conditions condotta per quattro anni da Timothy Mousseau dell’Università della Carolina del Sud e Anders Møller dell’Università di Parigi-Sud, Francia e pubblicata su Ecological Indicators.
I due scienziati hanno catalogato e studiato gli animali presenti nella zona misurando la radioattività della fauna selvatica. Spiegano gli scienziati:
La verità è che gli effetti nocivi della contaminazione radioattiva sono talmente grandi da risultare schiaccianti. Gli effetti sono particolarmente evidenti negli uccelli. Gli uccelli offrono la miglior “misura quantitativa” di questo impatto” e il censimento delle specie animali in quest’area, effettuato per più di tre anni, ha prodotto notevoli prove che dimostrano come la radioattività abbia un “impatto significativo” sulla diminuzione della biodiversità.
Smentisce Mousseau, perciò, la propaganda degli scienziati ucraini, che vuole che la zona stia diventando un paradiso per la flora te la fauna selvatica a causa della mancanza della presenza umana. Sotto accusa il documentario Chernobyl a natural history , in cui è mostrata una ripresa florida della vita nella zona colpita dalle radiazioni. Ma spiega Mousseau:
Queste dichiarazioni sono “puramente aneddotiche”. Questo è il primo documento che fornisce dati rigorosi e quantitativi sul fatto che la vita dei mammiferi della zona chiusa è significativamente influenzata dalla presenza della contaminazione radioattiva. In ogni caso, non penso che sia una cattiva idea definire questa zona “un rifugio per la fauna selvatica”, se questo venisse però utilizzato come “laboratorio naturale”, in cui fosse possibile studiare le conseguenze a lungo termine di questo tipo di incidente. Se la società vuole sempre saperne di più sulle conseguenze a lungo termine delle grosse catastrofi ambientali – e Chernobyl è solo una delle tante – è importante che tutti noi (ricercatori) prendiamo seriamente le nostre responsabilità.

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