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venerdì 19 febbraio 2010
denti
I bambini dai sei anni incominciano a perdere i denti da latte, e senza vergogna, sorridono, parlano, noncuranti del loro aspetto buffo. Per noi adulti una tragedia ogni volta che succede qualcosa ai nostri denti, anche perchè sappiamo che la perdita di uno solo di questi gioielli è fondamentale per tantissime cose. E' importante per la masticazione, quindi compromette anche la funzionalità dello stomaco e via via a catena. E poi vuoi mettere l'aspetto esteriore, elemento prezioso per un buon sorriso. E allora via, tutti dal dentista, a farsi ristrutturare la bocca.
martedì 16 febbraio 2010
Nonni
Nando dopo aver letto la mia poesia mi fa fatto il verso (ironico)con questa:
Nonni
Odore di pannoloni
odore di vecchi
occhi spenti
chiusi al mondo
agnostici, annoiati, seri.
Ultime parole
balbettate e astiose
Mani artrosiche e tremanti
diffidenti della tua mano
con certezza della compassione.
Ultimi passi incerti e
poi tentativi tristi per evitarti all'arrivo.
Tristezza nel salutarti.
Carinissima!!
Nonni
Odore di pannoloni
odore di vecchi
occhi spenti
chiusi al mondo
agnostici, annoiati, seri.
Ultime parole
balbettate e astiose
Mani artrosiche e tremanti
diffidenti della tua mano
con certezza della compassione.
Ultimi passi incerti e
poi tentativi tristi per evitarti all'arrivo.
Tristezza nel salutarti.
Carinissima!!
sabato 13 febbraio 2010
Biodiversità
Questo è stato dichiarato l'anno per la biodiversità. Ebbene oggi alla trasmissione Ambiente Italia hanno intervistato dei cacciatori, e a parte il costo necessario per seguire questo chiamamolo sport, essi dichiarano che è utile per la biodiversità. Non so come facciano spudoratamente a fare questa dichiarazione. Serve solo per una loro velleità, e vanità. Non è assolutamente utile per la natura, anzi alcune specie animali rischiano la scomparsa. Su F/B di oggi in un articolo il WWF si dichiara contrario alla proposta di legge presentata dall' IDV con la quale chiedono la depenalizzazione dei reati per la caccia ad alcuni animali protetti quali il camoscio d'abruzzo, tutte le specie di rapaci,il cavaliere d'italia, il fenicottero rosa, la cicogna, la lontra, la lince e il cervo sardo. E questa proposta è sata richiesta proprio dall'IDV che è nata per essere un baluardo della legalità.
Secondo la Convenzione di Rio deJaneiro (1992), per biodiversità si intende
la variabilità tra tutti gli organismi ovunque viventi e i complessi ecologici di cui sono parte.
La conservazione della biodiversità passa attraverso l’attuazione di interventi in grado di pilotare l’ecosistema verso il raggiungimento
di una maggiore stabilità ecologica.
È compito dell’uomo, soprattutto negli ecosistemi fortemente antropizzati quali quelli presenti nelle nostre aree, individuare le prospettive verso le quali il sistema si muoverà, attraverso lo studio della dinamica
che il popolamento ha avuto nel tempo anche in risposta alle diverse forme di governo e trattamento adottate, al fine di applicare le necessarie misure correttive.
Secondo la Convenzione di Rio deJaneiro (1992), per biodiversità si intende
la variabilità tra tutti gli organismi ovunque viventi e i complessi ecologici di cui sono parte.
La conservazione della biodiversità passa attraverso l’attuazione di interventi in grado di pilotare l’ecosistema verso il raggiungimento
di una maggiore stabilità ecologica.
È compito dell’uomo, soprattutto negli ecosistemi fortemente antropizzati quali quelli presenti nelle nostre aree, individuare le prospettive verso le quali il sistema si muoverà, attraverso lo studio della dinamica
che il popolamento ha avuto nel tempo anche in risposta alle diverse forme di governo e trattamento adottate, al fine di applicare le necessarie misure correttive.
mercoledì 10 febbraio 2010
Importanza scientifica del lievito madre del pane
Il lievito del pane aiuta a scoprire i meccanismi del cancro
Utilizzando cellule di lievito, i ricercatori dell’Università di Milano hanno svelato i meccanismi molecolari che controllano una proteina importante per l’insorgenza e lo sviluppo di alcuni tipi di tumore
Non è solo utile per preparare il pane, ma è anche protagonista nei laboratori di ricerca: è il lievito normalmente utilizzato in cucina, che ha permesso a un gruppo di ricercatori milanesi guidati da Achille Pellicioli di far luce su importanti meccanismi molecolari legati a una proteina chiamata Cdc5 e coinvolti nella cancerogenesi - la nascita e lo sviluppo del tumore.
“Il lievito che siamo abituati a utilizzare per pane e pizza è costituito da cellule vive che per noi ricercatori sono uno strumento di lavoro fondamentale: sono sistemi cellulari molto semplici e rappresentano quindi delle macchine perfette per studiarne i meccanismi di base. Inoltre, è stato dimostrato che questi meccanismi di base sono evolutivamente conservati anche in cellule di altri organismi, incluso l’uomo” spiega Roberto Antonio Donnianni, uno degli autori della ricerca.
Andando quindi a guardare all’interno delle cellule di lievito, gli scienziati milanesi hanno scoperto cosa succede quando la proteina Cdc5 è presente in quantità superiori alla norma, come avviene in molti tumori tra i quali ovaio, esofago, fegato e pelle.
In questa situazione anomala, la proteina rende meno efficaci le risposte della cellula ai danni subiti dal DNA.
In una cellula sana, infatti, se il materiale genetico (DNA) viene per qualche motivo danneggiato si innescano diversi processi che portano alla riparazione del danno subito oppure alla morte della cellula se il danno è troppo vasto e non può essere riparato. Ma per avere il tempo necessario a riparare tali danni, la cellula si deve “fermare” altrimenti corre il rischio di trasferire l’errore nelle generazioni successive. “I meccanismi di risposta al danno sono molto complessi e spesso non funzionano nelle cellule tumorali, che sono infatti caratterizzate da un DNA molto instabile e ricco di mutazioni” chiarisce Donnianni.
Studi condotti negli ultimi anni in diversi laboratori del mondo hanno rivelato il nuovo e importante ruolo di Cdc5 nella risposta cellulare ai danni al DNA ed è noto che, quando i livelli di Cdc5 sono troppo elevati, non si attivano i processi che gli esperti definiscono di checkpoint (i “posti di blocco” lunga la strada della trasformazione verso il tumore ) e che fisiologicamente dovrebbero attivarsi in seguito agli eventuali danni al DNA. Studiando in dettaglio i meccanismi coinvolti in questa risposta, i ricercatori milanesi finanziati anche da AIRC, hanno dunque chiarito l’azione di Cdc5 nei processi che regolano la sopravvivenza della cellula danneggiata.
Come affermano gli autori della ricerca, queste nuove conoscenze potrebbero rivelarsi utili per capire come si sviluppano alcuni tumori e soprattutto per ottimizzare le terapie anticancro e individuare molecole bersaglio per farmaci specifici.
A cura di Agenzia Zoe
Dal sito AIRC
Utilizzando cellule di lievito, i ricercatori dell’Università di Milano hanno svelato i meccanismi molecolari che controllano una proteina importante per l’insorgenza e lo sviluppo di alcuni tipi di tumore
Non è solo utile per preparare il pane, ma è anche protagonista nei laboratori di ricerca: è il lievito normalmente utilizzato in cucina, che ha permesso a un gruppo di ricercatori milanesi guidati da Achille Pellicioli di far luce su importanti meccanismi molecolari legati a una proteina chiamata Cdc5 e coinvolti nella cancerogenesi - la nascita e lo sviluppo del tumore.
“Il lievito che siamo abituati a utilizzare per pane e pizza è costituito da cellule vive che per noi ricercatori sono uno strumento di lavoro fondamentale: sono sistemi cellulari molto semplici e rappresentano quindi delle macchine perfette per studiarne i meccanismi di base. Inoltre, è stato dimostrato che questi meccanismi di base sono evolutivamente conservati anche in cellule di altri organismi, incluso l’uomo” spiega Roberto Antonio Donnianni, uno degli autori della ricerca.
Andando quindi a guardare all’interno delle cellule di lievito, gli scienziati milanesi hanno scoperto cosa succede quando la proteina Cdc5 è presente in quantità superiori alla norma, come avviene in molti tumori tra i quali ovaio, esofago, fegato e pelle.
In questa situazione anomala, la proteina rende meno efficaci le risposte della cellula ai danni subiti dal DNA.
In una cellula sana, infatti, se il materiale genetico (DNA) viene per qualche motivo danneggiato si innescano diversi processi che portano alla riparazione del danno subito oppure alla morte della cellula se il danno è troppo vasto e non può essere riparato. Ma per avere il tempo necessario a riparare tali danni, la cellula si deve “fermare” altrimenti corre il rischio di trasferire l’errore nelle generazioni successive. “I meccanismi di risposta al danno sono molto complessi e spesso non funzionano nelle cellule tumorali, che sono infatti caratterizzate da un DNA molto instabile e ricco di mutazioni” chiarisce Donnianni.
Studi condotti negli ultimi anni in diversi laboratori del mondo hanno rivelato il nuovo e importante ruolo di Cdc5 nella risposta cellulare ai danni al DNA ed è noto che, quando i livelli di Cdc5 sono troppo elevati, non si attivano i processi che gli esperti definiscono di checkpoint (i “posti di blocco” lunga la strada della trasformazione verso il tumore ) e che fisiologicamente dovrebbero attivarsi in seguito agli eventuali danni al DNA. Studiando in dettaglio i meccanismi coinvolti in questa risposta, i ricercatori milanesi finanziati anche da AIRC, hanno dunque chiarito l’azione di Cdc5 nei processi che regolano la sopravvivenza della cellula danneggiata.
Come affermano gli autori della ricerca, queste nuove conoscenze potrebbero rivelarsi utili per capire come si sviluppano alcuni tumori e soprattutto per ottimizzare le terapie anticancro e individuare molecole bersaglio per farmaci specifici.
A cura di Agenzia Zoe
Dal sito AIRC
martedì 9 febbraio 2010
nipotine
Nipotine
Odore di pannolini
Odore di bambini
Occhi grandi
Sgranati sul mondo
Curiosi, eccitati, sorridenti
Prime parole
Storpiate e carine
Mani tese e fiduciose
Allacciate alla tua mano
Con certezza dell’amore
Primi passi stentati e
Poi corse felici per salutarti all’arrivo
Tristezza nel salutarti
E' una mia poesia
Odore di pannolini
Odore di bambini
Occhi grandi
Sgranati sul mondo
Curiosi, eccitati, sorridenti
Prime parole
Storpiate e carine
Mani tese e fiduciose
Allacciate alla tua mano
Con certezza dell’amore
Primi passi stentati e
Poi corse felici per salutarti all’arrivo
Tristezza nel salutarti
E' una mia poesia
lunedì 8 febbraio 2010
una nuova semina
Ieri alla trasmissione "che tempo che fa" era ospite un magistrato antimafia, che tra le altre cose, ha dichiarato che non ha paura della mafia, e per consolidare il suo spirito va dal suo psicologo "l'orto".
E' proprio vero, quando si zappetta, si semina, o si fa qualsiaso altro lavoro, non si pensa più a niente, c'è il contatto con la natura, oltre al beneficio di stare all'aria aperta, specialmente quando in inverno c'è una giornata assolata come quella di oggi.
Era da sabato che dovevo seminare la cicoria, la bieda e l'indivia, ma sabato è stato piovoso, ieri la terra era troppo bagnata, così finalmente oggi si è presentato il momento giusto. D'altronde anche il lunario diceva che questi erano i giorni adatti per tale semina con luna calante ed ascendente. La luna è veramene inflente, perchè se si seminano le verdure a foglie in luna crescente, spigano subito fiorendo, così diventano immangiabili. Cosa sperimentata di persona!
E così ho preso la zappetta, il forcone, e via.
Certo il mio orticello è piccolino, ma riesco a fare tantissime cose (coltivazione intensiva, con consociazioni).
Ho dovuto prima vedere quale erano i posti giusti, per due file di bieda e due di cicoria. Ho trovato i semi della catalogna che diventa poi puntarelle. Tutti gli anni semino questa qualità,e veramente dà tantissima soddisfazione perchè oltre a mangiare la cicoria, ti puoi fare una bellissima insalata di puntarelle. La bieda invece è quella a coste, molto più saporita, per i nostri gusti.
Quando è toccato ai semi di indivia e di spinacio, ho dovuto ragionare un poco, perchè dovevo trovare lo spazio adatto, in quanto voglio lasciare posto per i pomodori ed i fagiolini, che partiranno tra due mesi.
Allora ho iniziato a seminare vicino al muretto l'indivia e un pò di spinaci. Poi ho usato il suolo sotto l'albicocco. Era molto soffice, per lo stallatico, la cenere, la composta che avevo messo a novembre come pacciamatura. Speriamo che non sia troppo concimata per i piccoli semi. Vedremo che succederà.
Tutti i semi sono stati ricoperti da torba, per evitare che gli uccelletti facciano man bassa.
Ora bisogna solo aspettare qualche giorno per vedere spuntare le piantine.
E' proprio vero, quando si zappetta, si semina, o si fa qualsiaso altro lavoro, non si pensa più a niente, c'è il contatto con la natura, oltre al beneficio di stare all'aria aperta, specialmente quando in inverno c'è una giornata assolata come quella di oggi.
Era da sabato che dovevo seminare la cicoria, la bieda e l'indivia, ma sabato è stato piovoso, ieri la terra era troppo bagnata, così finalmente oggi si è presentato il momento giusto. D'altronde anche il lunario diceva che questi erano i giorni adatti per tale semina con luna calante ed ascendente. La luna è veramene inflente, perchè se si seminano le verdure a foglie in luna crescente, spigano subito fiorendo, così diventano immangiabili. Cosa sperimentata di persona!
E così ho preso la zappetta, il forcone, e via.
Certo il mio orticello è piccolino, ma riesco a fare tantissime cose (coltivazione intensiva, con consociazioni).
Ho dovuto prima vedere quale erano i posti giusti, per due file di bieda e due di cicoria. Ho trovato i semi della catalogna che diventa poi puntarelle. Tutti gli anni semino questa qualità,e veramente dà tantissima soddisfazione perchè oltre a mangiare la cicoria, ti puoi fare una bellissima insalata di puntarelle. La bieda invece è quella a coste, molto più saporita, per i nostri gusti.
Quando è toccato ai semi di indivia e di spinacio, ho dovuto ragionare un poco, perchè dovevo trovare lo spazio adatto, in quanto voglio lasciare posto per i pomodori ed i fagiolini, che partiranno tra due mesi.
Allora ho iniziato a seminare vicino al muretto l'indivia e un pò di spinaci. Poi ho usato il suolo sotto l'albicocco. Era molto soffice, per lo stallatico, la cenere, la composta che avevo messo a novembre come pacciamatura. Speriamo che non sia troppo concimata per i piccoli semi. Vedremo che succederà.
Tutti i semi sono stati ricoperti da torba, per evitare che gli uccelletti facciano man bassa.
Ora bisogna solo aspettare qualche giorno per vedere spuntare le piantine.
giovedì 4 febbraio 2010
Adalia bipunctata
Questo argomento è stato tratto da bioplanet.it
ADALIA
adalia bipunctata predatore di afidi.
Adalia bipunctata è una specie di coccinella tipica dei nostri habitat, che si nutre attivamente delle principali specie di afidi presenti sulle piante arboree, arbustive ed erbacee.
Lo sviluppo da uovo ad adulto passa attraverso 4 età larvali e richiede poco più di tre settimane con temperature attorno ai 20-25 °C. La 3a e la 4a età larvale, insieme agli adulti, sono gli stadi più voraci in grado di divorare fino a 100 afidi al giorno.
Le femmine adulte depongono le uova in piccoli gruppi nei pressi delle colonie di afidi. Le larve neonate iniziano a nutrirsi di prede, inizialmente ricercando quelle più vicine e di più ridotte dimensioni. Successivamente acquistano grande mobilità ed estendono la loro azione in un raggio più ampio.
Questo predatore è impiegato soprattutto allo stadio di larva, su piante ornamentali, frutticole ed ortaggi, con interventi localizzati nei focolai di infestazione, ed anche in combinazione con altri ausiliari (es. parassitoidi).
Adalia è disponibile solo nei mesi primaverili, in confezioni da 250 larve di 2a-3a età (Adalia 250L) od anche come adulto, in confezioni da 100 (Adalia 100 Ad). L'utilizzo degli adulti, attivi volatori, è consigliato solo per introduzioni generalizzate in aree verdi, mentre le larve, meno mobili, sono più indicate per lanci localizzati nei pressi delle colonie degli afidi.
Come tutte le coccinelle predatrici, Adalia richiede un elevato numero di prede per svilupparsi, per cui non è adatta per lanci preventivi in assenza di prede
ADALIA
adalia bipunctata predatore di afidi.
Adalia bipunctata è una specie di coccinella tipica dei nostri habitat, che si nutre attivamente delle principali specie di afidi presenti sulle piante arboree, arbustive ed erbacee.
Lo sviluppo da uovo ad adulto passa attraverso 4 età larvali e richiede poco più di tre settimane con temperature attorno ai 20-25 °C. La 3a e la 4a età larvale, insieme agli adulti, sono gli stadi più voraci in grado di divorare fino a 100 afidi al giorno.
Le femmine adulte depongono le uova in piccoli gruppi nei pressi delle colonie di afidi. Le larve neonate iniziano a nutrirsi di prede, inizialmente ricercando quelle più vicine e di più ridotte dimensioni. Successivamente acquistano grande mobilità ed estendono la loro azione in un raggio più ampio.
Questo predatore è impiegato soprattutto allo stadio di larva, su piante ornamentali, frutticole ed ortaggi, con interventi localizzati nei focolai di infestazione, ed anche in combinazione con altri ausiliari (es. parassitoidi).
Adalia è disponibile solo nei mesi primaverili, in confezioni da 250 larve di 2a-3a età (Adalia 250L) od anche come adulto, in confezioni da 100 (Adalia 100 Ad). L'utilizzo degli adulti, attivi volatori, è consigliato solo per introduzioni generalizzate in aree verdi, mentre le larve, meno mobili, sono più indicate per lanci localizzati nei pressi delle colonie degli afidi.
Come tutte le coccinelle predatrici, Adalia richiede un elevato numero di prede per svilupparsi, per cui non è adatta per lanci preventivi in assenza di prede
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