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mercoledì 10 febbraio 2010

Importanza scientifica del lievito madre del pane

Il lievito del pane aiuta a scoprire i meccanismi del cancro
Utilizzando cellule di lievito, i ricercatori dell’Università di Milano hanno svelato i meccanismi molecolari che controllano una proteina importante per l’insorgenza e lo sviluppo di alcuni tipi di tumore

Non è solo utile per preparare il pane, ma è anche protagonista nei laboratori di ricerca: è il lievito normalmente utilizzato in cucina, che ha permesso a un gruppo di ricercatori milanesi guidati da Achille Pellicioli di far luce su importanti meccanismi molecolari legati a una proteina chiamata Cdc5 e coinvolti nella cancerogenesi - la nascita e lo sviluppo del tumore.

“Il lievito che siamo abituati a utilizzare per pane e pizza è costituito da cellule vive che per noi ricercatori sono uno strumento di lavoro fondamentale: sono sistemi cellulari molto semplici e rappresentano quindi delle macchine perfette per studiarne i meccanismi di base. Inoltre, è stato dimostrato che questi meccanismi di base sono evolutivamente conservati anche in cellule di altri organismi, incluso l’uomo” spiega Roberto Antonio Donnianni, uno degli autori della ricerca.
Andando quindi a guardare all’interno delle cellule di lievito, gli scienziati milanesi hanno scoperto cosa succede quando la proteina Cdc5 è presente in quantità superiori alla norma, come avviene in molti tumori tra i quali ovaio, esofago, fegato e pelle.

In questa situazione anomala, la proteina rende meno efficaci le risposte della cellula ai danni subiti dal DNA.
In una cellula sana, infatti, se il materiale genetico (DNA) viene per qualche motivo danneggiato si innescano diversi processi che portano alla riparazione del danno subito oppure alla morte della cellula se il danno è troppo vasto e non può essere riparato. Ma per avere il tempo necessario a riparare tali danni, la cellula si deve “fermare” altrimenti corre il rischio di trasferire l’errore nelle generazioni successive. “I meccanismi di risposta al danno sono molto complessi e spesso non funzionano nelle cellule tumorali, che sono infatti caratterizzate da un DNA molto instabile e ricco di mutazioni” chiarisce Donnianni.

Studi condotti negli ultimi anni in diversi laboratori del mondo hanno rivelato il nuovo e importante ruolo di Cdc5 nella risposta cellulare ai danni al DNA ed è noto che, quando i livelli di Cdc5 sono troppo elevati, non si attivano i processi che gli esperti definiscono di checkpoint (i “posti di blocco” lunga la strada della trasformazione verso il tumore ) e che fisiologicamente dovrebbero attivarsi in seguito agli eventuali danni al DNA. Studiando in dettaglio i meccanismi coinvolti in questa risposta, i ricercatori milanesi finanziati anche da AIRC, hanno dunque chiarito l’azione di Cdc5 nei processi che regolano la sopravvivenza della cellula danneggiata.

Come affermano gli autori della ricerca, queste nuove conoscenze potrebbero rivelarsi utili per capire come si sviluppano alcuni tumori e soprattutto per ottimizzare le terapie anticancro e individuare molecole bersaglio per farmaci specifici.



A cura di Agenzia Zoe

Dal sito AIRC

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